Dall’85 si occupa di didattica, sviluppando un proprio sistema “originale” d’isegnamento. I corsi vengono divisi in 3 livelli.

Nel primo corso si tratta: analisi dei rudimenti, indipendenza dei 4 arti, partendo con divisioni basali (quarti, ottavi, terzine, sedicesimi e relative pause), differenza fra ritmi ternari e binari, impostazione del proprio beat interiore (conteggio ad alta voce) con, in seguito, l’uso del metronomo. Studio con partiture e basi di vari brani musicali.

Il programma del secondo livello è pressoché identico al primo, senonchè tutto è analizzato in una forma più minuziosa. I rudimenti sono scomposti fra i quattro artie sul set, cercando di comporre prima delle frasi poi degli assoli, compaiono partiture elusivamente per il rullante, si inizia lo studio (grooves) relativo ai tempi dispari che verranno successivamente sviluppati, la lettura e l’indipendenza raggiungono uno stadio più avanzato, si incomincia con dettati musicali per lo sviluppo dell’ear training e la possibilità successivamente di poter scrivere sul pentagramma, l’uso del metronomo arriva a essere veramente importante coadiuvato anche con ex specifici tra cui il beat displacement.

Al terzo livello tutti questi sistemi vengono fatti progredire ulteriormente: per i rudimenti si fa uso di varie partiture tratte da metodi americani (Wilcoxon, Ludwig, M.Savage, P.Petrillo ecc.) ed europei, per quello che riguarda la lettura e l’indipendenza la scomposizione sul kit diventa davvero totale. Uno è l’utilizzo che si può trovare nei metodo di: G.Chafee, G.Chester; O.Hernandez, D.Garibaldi, D.Famularo, B.Grabb, I.Berroa, M. Atkinson (ispirato a V.Colaiuta) da non dimenticare è lo studio degli stili (jazz, latin progressive, funk, ecc.) che viene fatto parallelamente dal secondo livello in poi, per fare in modo che l’allievo abbia una visione completa della musica senza tralasciare le proprie attitudini personali.

Il metronomo è sempre presente e andando avanti nella sua pratica la sensazione è quella di non sentirsi assolutamente a disagio mentre si suona, e tutto diventa molto sciolto e fluido. Si riesce ad avere una sorta di “cordone ombelicale”, un veicolo per le idee che partendo dal cervello passano filtrate dalla nostra sensibilità (feeling) e arrivano agli arti sullo strumento. la tecnica è un sistema per fare cantare lo strumento, non una gara a chi fa il rullo più veloce o il maggior numero di colpi di cassa….siate creativi!

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